Ecurie Francorchamps official collection


EF03
Ferrari 330 P4 Coupé - chassis 0856
Le Mans 24 Hours 1967
3°ass. Jean Blaton-Willy Mairesse #24

Limited edition 500pcs.
Dicembre - December 2006
New edition 300pcs
coming soon in 2008

EF03 FERRARI 330 P4 1967 (telaio/chassis 0856)

( I ) Alla fine della stagione 1966 durante la quale il modello P3 aveva ottenuto pochi successi nonostante il potenziale della macchina, Ferrari intensificò gli sforzi per ritornare in cima alla categoria Sport Prototipi. Così nacque un modello che sarebbe entrato nella leggenda: la 330 P4. Sviluppata dal modello precedente, con propulsore a 12 cilindri a V da 4L di cilindrata, con 3 valvole per cilindro, due di aspirazione e una di scarico, due alberi a camme in testa per ogni bancata di cilindri, iniezione diretta, doppia accensione, cambio prodotto a Maranello, produceva una potenza di 450 cavalli. Già pronta a novembre, questa macchina fu sottoposta ad una lunga serie di test sulla pista di Daytona, dove si fece notare nel mese di marzo eliminando la concorrenza della 24 ore, occupando i primi tre posti del podio e siglando questo successo con un indimenticabile arrivo in parata, un'idea di Franco Lini, allora direttore sportivo. Assente a Sebring, la P4 fece una eccezionale doppietta alla 1000 km di Monza in aprile, facendosi poi superare a Spa e alla Targa Florio. La 24 ore di Le Mans segnò l'epilogo della formidabile battaglia contro il gigante americano. Ferrari si presentò sul circuito francese con quattro P4 ufficiali. Una di queste, il telaio 0856, fu affidata alla Scuderia Francorchamps, unica scuderia privata ammessa ad usare una versione ufficiale. Affidata a Jean Blaton, alias Beurlys e Willy Mairesse, iscritta con il n° 24, decorata con una striscia gialla longitudinale, diretta dai box da Jacques Swaters in persona, arrivò in terza posizione, ruota a ruota con un'altra P4 ufficiale, dopo una memorabile galoppata in preda ad una tensione e ad una soddisfazione estreme. L'ultima corsa di quella stagione, la 500 miglia di Brands Hatch, offrì il titolo di Campione del mondo prototipi alla Ferrari. L'ingegner Ferrari commentò personalmente la stagione affermando che “abbiamo perso una battaglia, la 24 ore di Le Mans, ma non la guerra, il Titolo Costruttori”.

(GB) At the end of the 1966 season, during which the P3 model had had little success in spite of its potential, Ferrari redoubled its efforts to make a return to the top of the Sports Prototype class. The result was a car destined to become a legend: the 330 P4. This was a development of the previous model, powered by a 4 litre V12 with three valves per cylinder – two intake and one exhaust – twin camshafts for each cylinder bank, direct injection and dual spark plugs, producing 450 horsepower and mated to a gearbox produced at Maranello. The car was ready in November and was extensively tested on the Daytona racetrack, where it was to crush its rivals during the 24 hour race the following March, taking the first three podium placings and crowning the victory in unforgettable fashion with all three cars crossing the line in formation – the idea of sports director Franco Lini. After missing Sebring, the P4 took first and second place during the 1000 Km of Monza that April, to then succumb to the competition at Spa and at the Targa Florio. The 24 Hours of Le Mans marked the closing chapter in the formidable battle against the American giant. Ferrari arrived at the French circuit with four official P4s. One of these, chassis 0856, was entered by Ecurie Francorchamps, the only privateer team authorised to race works versions. Car number 24, driven by Jean Blaton “Beurlys” and Willy Mairesse, decorated with a longitudinal yellow stripe and directed from the pits by Jacques Swaters in person, finished in a respectable third place, almost rubbing wheels with another official P4, after a memorable nail biting sprint to the finish. The last race in that season, the 500 Miles of Brands Hatch, sealed the Sport Prototype class championship for Ferrari. Ferrari himself summed up the season saying “we lost the battle of the 24 Hours of Le Mans, but not the war for the constructors’ championship”.